Il termine psicosi indica una tipologia di disturbo psichiatrico, espressione di una severa alterazione dell’equilibrio psichico dell’individuo, con compromissione dell’esame di realtà, frequente assenza di insigh, presenza di disturbi del pensiero, deliri ed allucinazioni. Venne introdotto nel 1845 da Ernst Von Feuchtersleben con il significato di “malattia mentale o follia”.
I disturbi psicotici sono infatti disturbi mentali caratterizzati da una dissociazione nella psiche che provoca: perdita di coscienza della propria identità, distorsione della realtà e perdita dei nessi fra pensiero ed emozione.
Quali sono i principali disturbi psicotici
I Disturbi Psicotici più diffusi sono:
- Schizofrenia
- Disturbo Schizofreniforme
- Disturbo Schizoaffettivo
- Disturbo Delirante
- Disturbo Psicotico Breve
- Disturbo Psicotico Condivis
- Disturbo Psicotico Indotto da Sostanze
Quali sono i segnali tipici di un disturbo psicotico
Una persona con questi disturbi si distacca dalla realtà, i suoi sentimenti contrastano con le sue azioni, ha deliri e allucinazioni che hanno effetti negativi sul comportamento, sul pensiero e sul linguaggio, causando difficoltà nelle relazioni, sul lavoro ecc.
Una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché non riesce più a pensare con chiarezza oppure perché è convinta che qualcosa o qualcuno influenzi i suoi pensieri. Il soggetto può non riuscire più a lavorare come prima, come se avesse perso la capacità di fare cose che prima sapeva fare o come se non potesse più concentrarsi a prendere decisioni. Inoltre, può avere difficoltà a parlare con altre persone o non averne più voglia e non provare più piacere a farlo.
I sintomi
Esistono diverse articolazioni cliniche dei disturbi psicotici. I sintomi psicotici sono ascrivibili a disturbi di forma del pensiero, disturbi di contenuto del pensiero e disturbi della sensopercezione. Si distinguono anche in sintomi “positivi”, caratterizzati da espansione della percezione e della sensazione (deliri, allucinazioni, ecc.), e “negativi”, caratterizzati da introiezione ed iporeattività (sintomi autistici, catatonia, isolamento, ecc.).
I 3 Gruppi dei sintomi psicotici
Questi disturbi, con caratteristica predominante i sintomi psicotici, sono raggruppabili in:
- Disturbi di FORMA del pensiero: definito anche disturbo formale del pensiero o disorganizzazione del pensiero o pensiero disorganizzato o eloquio disorganizzato, è caratterizzato da alterazioni del flusso ideativo, fino alla “fuga delle idee” (detta anche “insalata di parole”) e all’incoerenza, alterazione dei nessi associativi, come la paralogia, la tangenzialità, le risposte di traverso.
- Disturbi di CONTENUTO del pensiero: sono considerati alterazioni del giudizio che trasformano le diverse idee e forme di pensare in ragionamenti generalmente illogici e incoerenti. Si parla di ideazione prevalente delirante (deliri, spunti interpretativi); in particolare, è molto nota la cosiddetta paranoia.
- Disturbi della SENSOPERCEZIONE: si distinguono in disturbi quantitativi e qualitativi; l’alterazione percettiva può riguardare infatti la quantità della stessa o la qualità. Si parla di dispercezioni ed allucinazioni uditive (a carattere imperativo, commentante, denigratorio o teleologico), visive, olfattive, tattili, cenestesiche.
Di queste tre categorie di sintomi, il disturbo del contenuto del pensiero, delirio, è quello caratterizzante tutti i quadri psicotici; infatti nei disturbi psicotici dell’umore le allucinazioni possono essere assenti, così come nel disturbo delirante cronico (paranoia) non si osservano evidenti disturbi della forma del pensiero.
Tali sintomi possono presentarsi sotto forma di EPISODI PSICOTICI in diverse altre condizioni:
- in corso di disturbi mentali organici secondari a malattie internistiche o neurologiche;
- in corso di abuso di sostanze come alcol, anfetamina, cocaina, e allucinogeni, o di delirium;
- in corso di disturbi cognitivi correlati alla demenza;
- in corso di gravi disturbi dell’umore;
- in corso di quadri pscicotici depressivi e in gravi forme di depressione bipolare;
- in corso di quadri psicotici schizofrenici;
- in corso di quadri psicotici schizoaffettivi;
- in caso di psicosi acute (schizofreniformi, reattive brevi, cicloidi, puerperali, ecc.);
- in corso di disturbi deliranti (di tipo paranoide);
- in corso di disturbi di personalità.
Le prime fasi di un disturbo psicotico
L’esordio si osserva generalmente nell’adolescenza e nella precoce età adulta e quasi sempre sono il risultato di fattori organici, psicologici e costituzionali. L’eziologia del disturbo (ovvero la sua causa) è, come per molte condizioni mediche, multifattoriale e in larga parte poco conosciuta. E’ largamente diffusa l’ipotesi che siano interessati fattori biologici, genetici, psicologici e sociali.
E’ probabile che tali fattori possano creare in alcune persone una vulnerabilità a sviluppare i disturbi psicotici e che tale vulnerabilità in condizioni di stress particolarmente accentuato o cronico può permettere lo svilupparsi di tali disturbi. Da un punto di vista psicobiologico, la sintomatologia psicotica trova una correlazione con alterazioni organiche a vari livelli, da una predisposizione genetica, all’alterato funzionamento di neurotrasmettitori quali la dopamina, la serotonina, il glutammato, il GABA, l’NMDA, i peptidi endogeni ed altri ancora.
Il punto di vista della psicoanalisi
La psicoanalisi interpreta le psicosi con una rottura del rapporto dell’Io con la realtà esterna, dovuta alla pressione dell’Es sull’Io. Secondo Sigmund Freud, l’Io cede all’Es per poi recuperare parzialmente la costruzione di una propria realtà attraverso il delirio, recuperando il rapporto oggettuale.
Secondo la psicoanalista Melanie Klein, le psicosi sono legate alla caduta nella posizione schizoparanoide della prima infanzia. Secondo lo psicologo analista Carl Gustav Jung, nelle psicosi si ha il sopravvento di complessi autonomi inconsci sul complesso dell’Io, che non riesce a mantenere il controllo sulle formazioni inconsce. Secondo Otto Kernberg, la psicosi si distingue dalla nevrosi per la “diffusione dell’identità” e la messa in atto di meccanismi di difesa primitivi (idealizzazione primitiva, svalutazione, scissione, identificazione proiettiva, diniego, onnipotenza), che proteggono l’individuo dalla disintegrazione e dalla fusione di sé con l’oggetto. Dal punto di vista della psicologia esistenziale, Karl Jaspers parla di esperienze psicotiche quando queste vengono vissute come incomprensibili per il soggetto per le modalità con le quali scaturiscono dall’attività psichica, facendo declinare le condizioni ontologiche dell’esistenza (tempo, spazio, coesistenza, progettualità).
Come si curano i disturbi psicotici
Il trattamento delle psicosi punta a ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale. Generalmente il trattamento della psicosi, soprattutto nella fase acuta, è di tipo farmacologico (esistono attualmente molti nuovi farmaci antipsicotici), al quale è fondamentale associare un intervento psicoterapeutico/riabilitativo.
Tali interventi hanno come obiettivo principale l’insegnamento delle abilità sociali e un lavoro con la famiglia attraverso interventi psico-educazionali sulla psicosi che aiutino i familiari ad affrontare la malattia e promuovono il loro reciproco aiuto.