I disturbi alimentari (o disturbi del comportamento alimentare DCA) possono essere definiti come persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso, che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico e sociale, che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono:
- Anoressia Nervosa
- Bulimia Nervosa
- Disturbo da Alimentazione Incontrollata (o Binge Eating Disorder)
- Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS)
Gli adolescenti e le donne i più colpiti dai disturbi alimentari
I disturbi alimentari colpiscono soprattutto gli adolescenti: l’età di insorgenza va dai 12 ai 25 anni, con un picco intorno ai 14 anni e ai 17 anni; negli ultimi anni si sono notati sempre più casi ad insorgenza precoce (bambini) o tardiva (adulti). I disturbi alimentari riguardano soprattutto le persone di sesso femminile, anche se sembrano in aumento i casi nel sesso maschile. La frequenza dei DCA nei maschi è stata poco studiata e si stima che essa sia dalle 10 alle 20 volte inferiore rispetto alle femmine.
Negli ultimi anni, si è assistito ad un aumento di interesse nei confronti del corpo femminile e dell’immagine “ideale” a cui si dovrebbe aspirare secondo i canoni dettati dalla moda, dai mass media, dalle riviste e dalla televisione.
Secondo alcuni esperti l’anoressia rappresenterebbe un rifiuto del ruolo femminile e il drastico dimagrimento potrebbe essere il tentativo di nascondere i segni della femminilità (forme corporee e mestruazioni).
Le cause dei disturbi alimenti
In un’ottica dimensionale i disturbi alimentari sono causati e mantenuti da caratteristiche convinzioni disfunzionali che ne identificano un nucleo psicopatologico comune: convinzioni distorte su cibo e alimentazione, convinzioni distorte sul peso, convinzioni distorte sulla forma del corpo, atteggiamenti auto prescrittivi riguardo il cibo.
Tali idee interagiscono con altre caratteristiche individuali e familiari, quali il perfezionismo e la dimensione del controllo.
La caratteristica essenziale che accomuna tutti i disturbi alimentari è la presenza di una alterata percezione del peso e della propria immagine corporea (preoccupazione eccessiva per il peso, per la forma corporea e per il controllo dell’alimentazione).
Non solo cause psicologiche
Oltre agli aspetti sociali e culturali che possono in parte dare una spiegazione della maggiore prevalenza dei disturbi del comportamento alimentare nelle donne, non vanno tralasciati gli aspetti biologici.
Uno di questi sembra legato al ruolo degli ormoni sessuali nella regolazione della serotonina (un importante neurotrasmettitore cerebrale implicato nella regolazione dell’ansia, del tono dell’umore, dell’impulsività e delle sensazioni di fame e sazietà).
Alcuni studi hanno rilevato che la riduzione della produzione di serotonina in seguito ad una restrizione calorica è molto più frequente nel sesso femminile, confermando quindi la presenza di un possibile ruolo degli ormoni sessuali femminili o di una differenza legata al genere.
Come riconoscere i segnali di allarme
I comportamenti tipici di una persona che soffre di un disturbo del comportamento alimentare sono: digiuno, restrizione dell’alimentazione, crisi bulimiche (l’ingestione di una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo, ovvero non riuscire a controllare cosa e quanto si mangia), vomito autoindotto, assunzione impropria di lassativi e/o diuretici al fine di contrastare l’aumento ponderale, intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso.
Alcune persone possono ricorrere ad uno o più di questi comportamenti, ma ciò non vuol dire necessariamente che esse soffrano di un disturbo alimentare. Solo una piccola percentuale di persone che soffre di un disturbo alimentare chiede aiuto: spesso, il soggetto non ha una piena consapevolezza di avere una malattia non solo, il forte senso di vergogna e di colpa possono “impedire” alla persona di chiedere aiuto o semplicemente di confidare a qualcuno di avere questo tipo di problemi.
Il disturbo alimentare può essere associato ad altre patologie psichiatriche
Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti autoaggressivi, come atti autolesionistici (ad esempio graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite, bruciarsi parti del corpo) e tentativi di suicidio.
Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, poiché oltre a “colpire” la mente e quindi a provocare un’intensa sofferenza psichica, essi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta molto gravi.
Il modello multifattoriale
Attualmente gli studiosi sono concordi nel ritenere il modello multifattoriale sia il più adatto a spiegare l’insorgenza dei disturbi alimentari. Non esiste infatti un’unica causa che da sola possa determinare lo sviluppo di un DCA. Tale modello eziopatogenetico comprende ordini di fattori separati ma tra loro strettamente correlati: i fattori predisponenti (genetici, psicologici, ambientali), i fattori precipitanti o scatenanti ed i fattori di mantenimento.
Fattori predisponenti
Vi possono essere, ad esempio, le complicanze gravidiche e i danni perinatali, la presenza di familiari che soffrono o hanno sofferto di un disturbo alimentare, avere una bassa autostima, le difficoltà interpersonali, il perfezionismo, l’insoddisfazione corporea, il desiderio di magrezza e il ricorso alle diete ipocaloriche.
Fattori precipitanti
Sono eventi che possono determinare l’inizio del disturbo in persone che hanno una predisposizione; possono essere eventi stressanti o traumatici come lutti, abusi, malattie, conflitti familiari, rottura di una relazione importante, cambio di scuola o di città. In alcuni casi non è sempre facile individuare degli eventi scatenanti.
Fattori di mantenimento
Sono fattori che favoriscono l’automantenimento del disturbo stesso. Tra questi vi possono essere la perdita di peso, le crisi bulimiche, il vomito ed i lassativi. Importanti fattori di mantenimento sono anche le conseguenze fisiche e psicologiche del disturbo. La marcata restrizione alimentare e la conseguente diminuzione di peso col passare del tempo favoriscono la depressione, l’irritabilità e l’insoddisfazione per il proprio corpo. Questi fattori, attraverso un meccanismo a circuito chiuso, possono indurre un’ulteriore restrizione alimentare, finalizzata al miglioramento della propria autostima. Anche le reazioni della famiglia e dell’ambiente sociale possono favorire il mantenimento del DCA.
Come si curano i disturbi alimentari
La terapia psicoanalitica agisce prevalentemente sui fattori predisponenti la patologia alimentare e il suo obbiettivo è quello di permettere il mantenimento dei risultati raggiunti attraverso l’analisi e la risoluzione dei conflitti interiori e delle problematiche interpersonali; attraverso un lavoro di introspezione il paziente scopre ed analizza questi conflitti.
L’approccio psicoanalitico può essere utile nella terapia dei disturbi alimentari se le conseguenze fisiche e psichiche dei sintomi non sono tali da impedire il lavoro psicologico.
E’ consigliabile quindi solo una volta recuperato il peso, o migliorata la frequenza di abbuffate e vomito per poter affrontare i problemi psicologici sottostanti (rifiuto della femminilità, identificazioni problematiche con la figura materna, rifiuto del cibo come rifiuto della dipendenza e della sessualità, spinte verso l’autonomia).
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